La Nostra Autoscuola
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Centro Istruzione e Consulenza Automobilistica - Nautica - Aeronautica


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E chissà quanti ce ne saranno ancora di funerali di stato e lettere di cordoglio alle famiglie, prima che il nostro contingente venga ritirato, oppure assuma un'alto ruolo con nuove regole di ingaggio in quei paesi.

All'inizio delle missioni umanitarie (chiamiamole così, ma il termine esatto sarebbe, missioni di guerra), ci mandavano i volontari, che spinti sopratutto dal miraggio di un lauto compenso economico, si facevano addiritura raccomandare per farne parte, ma con il susseguirsi dei turni delle missioni si sono resi conto che in certi posti, non esistono solo talebani e terroristi, ma anche tanta gente povera ed inerme bisognosa di tutto ed allora è diventata anche una questione di solidarietà verso i deboli.
Ma abbiamo fatto i conti senza l'oste, abbiamo sottovalutato il nemico, forse troppo, quelli danno un valore alla vita assai diverso dal nostro, con quelli non si puo ragionare, quelli sono dei pazzi che hanno un'arma che nessuno possiede, "il martirio", quelli fai prima a ucciderli che tentare di farli ragionare e se non ci saranno nuove normative d'intervento (regole d'ingaggio), la Nato possiede uomini e mezzi per dargli la caccia e sterminarli e questo bisogna fare prima che colpiscano loro, ma non si può, perchè la Nato può usare le armi solo per difendersi dopo essere stati attaccati, sono questi gli ordini in vigore, io mi chiedo com'è possibile.

Poveri ragazzi, povere famiglie, povere mamme.............., poveri noi.

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no comment...

ho perso le parole,ormai...

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Esco un attimo dal coro a rischio di non risultare simpatica.
Fermo restando che credo sia condiviso da tutti il dolore per la morte di sei giovani vite a causa di uno schifo planetario chiamato guerra (d'interesse, aggiungerei...).
Non mi si venga però a dire che la questione al giorno d'oggi è cambiata. Non parlo per tutti, ma una stragrande maggioranza di uomini intraprende la carriera nell'esercito per lo stesso identico motivo per cui la stragrande maggioranza delle persone cerca un lavoro. Per i soldi. Il discorso umanitario, la filantropia, il gesto eroico..via, quanti commenti fuori luogo a riguardo. C'è chi lo farà per questo, ma ammettiamolo. Un'esiguissima parte.
Massimo rispetto nella stessa identica misura.
Qualcuno però vorrei mi spiegasse perchè muoiono in media quattro persone al giorno sul posto di lavoro e nessuno si spreca in un commento, e quando invece sei soldati muoiono si indice il lutto nazionale. Cos'è, un discorso di immagine?
E' più romantica, più nobile la morte di un uomo al fronte rispetto ad un operaio che rimane imprigionato sotto una pressa?
Quello che nessuno calcola mai è che si parla di lavoro. Di un mestiere che permette di autosostentarsi. Non di un atto eroico e disinteressato. E, come tutti i lavori, comporta dei rischi, più o meno elevati. Perchè allora non li si accetta fino in fondo? Rischi risaputi e dunque implicitamente accettati.

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Driiiin…..driiinn……driiiiiiinn…
Io: Pronto…
il mio amico: pronto sta minchia, ma quanto ti ci vuole per rispondere a sto telefono
io : è che ero impegnato sull’altra linea, comunque che si dice nell’esercito, t’hanno insegnato a fare il guerriero..? Dai che la prossima volta che scendi ti faccio conoscere un’amica … dice che ama i ragazzi in divisa … , occhio a non dirle la verità su quello che fate sul serio voi soldati italiani, altrimenti te la giochi subito…!
Lui : tranquillo, le dirò che lavoro per il ministero della difesa … così pensa che sia uno buono …
Io: hahahahahahaha, è vero, detta così suona meglio che dire: faccio il militare …!
lui: infatti, prima che entrassi nell’esercito, tutti mi dicevano che la divisa ha fascino … aspettavano che diventassi io militare per cambiare opinione, ste femmine…
Io: era meglio se restavi a lavorare in autoscuola, non finirò mai di ripetertelo
Lui: il fatto è che nell’esercito nessuno mi manda via, è vero non è la stessa vita di prima, però in fondo non è male, ci si diverte, pensa che oggi abbiamo fatto delle simulazioni di guerra, armi caricate a salve, se ne fosse salvato uno…..!
Io: andiamo bene, ma dimmi un po, che gente c’è li con te, come sono sti soldati, esaltati, si credono rambo…
Lui: magari, li dovresti vedere, anzi ti invio qualche foto per posta elettronica così giudichi da solo…
Io: accennami qualcosa
Lui: ragazzi normalissimi, bravi, non farebbero male ad una mosca, stanno qui tutti per lo stesso motivo, anzi qualcuno che ha bisogno di più cerca di rendersi disponibile per le missioni.
Io: ma scusa, non esiste una sorta di selezione per le missioni..?
Lui: si, ma all’inizio è obbligatorio per tutti, poi dipende dai reparti, ma bene o male la prassi è uguale per tutti.
Io: e tu..?
Lui: anche per questo t’ho chiamato, sono in lista anche io, ma ancora non so niente di preciso. Mi hanno accennato solo le probabili mete: nassyria, Kosovo, libano, ma non so dove mi manderanno.
Io: tu in missione, ma non farmi ridere … scambieresti mine antiuomo per cacca di cane…!
Lui: lo so, sembra assurdo anche a me, ma stamattina sono stato convocato.
Io: non puoi, non devi, non sei pronto, non sei il tipo, rifiuta e torna a casa, a trovare un lavoro ti aiuto io, dei titoli li hai, non c’entri niente con questa vita da militare del cazzo che ti sei ostinato a fare
Lui: al punto in cui mi trovo, non mi conviene lasciare, sono a un passo dal passare permanente nell’esercito, e per di più per una missione mi hanno detto che si parte da un minimo di 20.000 euro, ma capisci, non posso rifiutare.
Io: è la tua vita dove la mettiamo
Lui: tranquillo, l’italia fa solo missioni a scopo umanitario, pace non guerra, non ci sono rischi, ci hanno detto che dobbiamo solo stare li per motivi politici, aiutare quei poveri disgraziati e nient’altro.
Io: e ti sei chiesto chi è che vuole la pace e soprattutto, sicuro che tutti vorranno la pace?
Lui: a noi non ci toccano, il loro bersaglio non siamo noi, non si permettono di attaccare i soccorsi internazionali.
Io: mi sa che t’hanno fatto il lavaggio del cervello e tu come un cazzone stai abboccando all’amo.
Lui: te l’ho detto non c’è rischio
Io: i tuoi lo sanno
Lui: no, non voglio dirgli niente per il momento e anche tu , acqua in bocca.
Io: ma come fai a non capire che per soldi stai mettendo in gioco la tua vita e che non ne vale la pena.
Lui: se continui, comincerò a pensare che porti sfiga
Io: hai ragione, come al solito non è scemo chi è scemo, ma chi tenta di ragionarci.
Lui: a giorni partirà il primo contingente, non è detto che parta necessariamente anch’io.
Io: e questo dovrebbe cambiare la situazione..? hai parlato con chi è già stato in missione, ti sei fatto un’idea..?
Lui: si, con uno di quelli che si è alzato tre case grazie alle missioni, è vero, sta sei mesi fuori e sei mesi a casa, ma ne vale la pena. Per di più mi ha detto che l’unico strazio è vedere i civili in quelle condizioni, ma nelle basi si sta come a casa, la mentalità è una sola anche se siamo tanti.
Io: non posso crederci, non sei mai stato capace nemmeno di fare a botte nel quartiere, scappavi se solo vedevi uno che ti si avvicinava e ora parli di missioni.
Lui: ci siamo fatti grandi, non te ne sei accorto..?
Io: e non era meglio restare bambini.
Lui: forse si, ma ora siamo cresciuti, mettitelo in testa.
Io: ora devo andare, il dovere mi chiama, ho 12 ragazzi che vogliono a tutti i costi la patente
Lui: apri gli occhi, ne muoiono di più sulle strade il sabato sera che in missione.
Io: hai ragione, l’incoscienza è come una epidemia, colpisce ovunque e può contagiare chiunque.
Lui: non cambierai mai.
Io: no, se devo peggiorare, ciao.
Lui: ciao, ti tengo al corrente ok?
Io: comprerò una clessidra, stammi bene

È una vecchia telefonata, risale a qualche anno fa, ma non l’ho mai dimenticata. Questo mio amico, ad oggi non è mai partito in alcuna missione, ma tra i tanti che ha conosciuto durante la sua carriera, uno non ha fatto ritorno a casa, morì a Nassirya, ma la pensava come lui.

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@ Shiver
Lo sai perchè ti ammiro tanto? Perchè hai il coraggio di dire sempre le cose come stanno, senza tanto girarci attorno, anche se farei un piccolo distinguo.

L'operaio che muore sul lavoro, è purtroppo vittima di un'incidente che può essere provocato da una rottura accidentale, errore umano, non rispetto delle norme di sicurezza ecc. ecc., un po diverso è l'essere consapevoli che con tutta l'attenzione che puoi metterci, ogni singolo istante corri il rischio di saltare per aria, per paura che qualche pazzo suicida venga a farsi esplodere vicino a te.


@ Marfi
Un mio stettissimo parente è sottufficiale di marina ed è alla sua 5° missione in afghanistan, oltre a 2 in Iraq, dice sempre che quello che fa non lo mette a rischio della vita (non è vero), la prima volta è partito volontario e non è neanche stato facile riuscirci, i soldi che si guadagnavano ed ancora si guadagnano sono parecchi e ti consentono di realizzare in breve tempo progetti importanti per un futuro piu tranquillo ed anche la carriera riceve una poderosa spinta verso l'alto, pertanto la tentazione è parecchia (soldi, carriera, gloria), ma a condizione di saper pedalare sulla bicicletta che tu stesso hai voluto e non è che puoi scendere quando ti pare da quella bici, altrimenti cadi e ti fai male.

A buon intenditor..........

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@ Zaf

Ti ringrazio dell'affetto e della stima. Assolutamente ricambiati. wub
Sì, ho questo terribile difetto: dire le cose come stanno (secondo me, ovvio). Sarà che odio le ipocrisie, e l'esserne circondata quotidianamente mi rende ancora meno tollerante verso di esse.
Il tuo distinguo non lo condivido del tutto. Quando qualcuno muore, sul posto di lavoro, per quanto mi riguarda lo fa sempre per i sopracitati "rischi calcolati del mestiere". Non ci trovo gran differenza tra un operaio che muore per errori umani (spesso non suoi) o per fanatismo di stampo integralista. Ti dirò, personalmente mi scoccia di più la morte di qualcuno causata da disattenzione, superficialità, incompetenza ed incuria piuttosto che per uno scontro cultural-religioso.

Un mio cugino ha intrapreso la carriera militare qualche anno fa, e credo sia stato l'unico di mia conoscenza ad essersi arruolato per puro ed unico spirito militaresco. Lui era da "prima linea", forte, coraggioso, idealista.
Tornato dall'Iraq ha scoperto di essersi beccato un virus che gli ha regalato una bella colite ulcerosa. Per curarla ha utilizzato un medicinale che l'ha quasi ucciso a causa di una allergia ad una sostanza legata al principio attivo che combatte la colite. Ha avuto scompensi cardiaci gravi. L'hanno ovviamente congedato, lui che che nell'esercito ci credeva davvero. Dopo due anni è uscito da questo calvario e sta bene (vi dico solo che in questo momento è in India per fare un'avventura in solitaria sulla sua bici, con tanto di sponsor e sito). Ma è stata dura per lui accettare di essere stato abbandonato da un ambiente in cui credeva davvero, forse l'unico che rispecchiasse la sua indole. Erano però i rischi del mestiere. E lui l'ha sempre saputo.

Uno dei bambini che seguo nel mio lavoro ha una serie impressionante di ritardi e ne sarà condizionato vita natural durante. I genitori hanno appena scoperto che la causa di ciò non è dovuto nè ad uno sbaglio genetico nè ad un'anomalia cerebrale. No. La causa è ascrivibile ad una intossicazione da metalli pesanti, nella fattispecie, mercurio. La madre, incinta del bambino, si è trovata "costretta" a lavorare in una fabbrica che produce pannelli in legno fino al settimo mese di gravidanza (per evitare di perdere il posto di lavoro, dato che era apprendista), esposta per tutto quel tempo ad una lampada al neon che rilascia, sottoforma di particelle inalabili, mercurio. Le possibili conseguenze di tale intossicazioni sulla persona e sul feto sono impressionanti.
E tutto questo non le è stato mai comunicato. Il medico, i responsabili d'azienda o chi di competenza se ne sono lavati le mani.
Chi ripagherà DAVVERO questo bambino e la famiglia del danno permanente subito?
Questa la chiamo incuria, incompetenza e superficialità. E sono tutti eufemismi.

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Shiver ha scritto:
[color=indigo]@ Zaf

Ti ringrazio dell'affetto e della stima. Assolutamente ricambiati.

Non avevo alcun dubbio.

Shiver ha scritto:
Il tuo distinguo non lo condivido del tutto..


Il distinguo riguardava unicamente, la possibilità di poter prevenire per quanto possibile un'incidente sul lavoro, con protezioni e prevenzioni, (poi puo sempre capitare per carità). I nostri militari in quei paesi invece, nonostante tutto sia al massimo degli standard di sicurezza possibili, sono sempre costantemente sotto la minaccia di saltare per aria, è anch'esso un rischio calcolato, ma solo in teoria, se qualcuno ha deciso che dei militari devono morire, sarà solo la sorte a decidere a chi tocca. Questo è il distinguo a mio avviso un po diverso dall'altro.


L'esperienza di tuo cugino, mi porta col pensiero a tutti quei ragazzi che si sono ammalati di leucemia dopo le missioni in kosovo e molti sono anche morti, ma quella è un'altra storia.

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Sì però pure lei... esporsi al mercurio in gravidanza, per giunta terminale... Uno dice: "eh ma aveva il lavoro a rischio"... Ma la salute no?! Lei doveva VOLARE via da quel posto, ma subito! Io se ero al suo posto, mi mettevo anche a pulire le scale dei condomini, mi mettevo ad incartare kebab, mi mettevo per strada ad acchiappare nuovi soci Euroclub!!

Lei deve avere un risarcimento da chi di dovere ma non può, non può dire che non ha dato un contributo a ciò che è successo al suo bambino. Incoscienza pura!! Alla peggio, se rimaneva senza lavoro, una Caritas c'è sempre a darle una coperta e dei pasti: lo fanno coi peggio avanzi di galera... Perdeva la casa perché non poteva più pagare l'affitto? E allora? Una casa la si può riconquistare, il bambino non potrà più tornare sano. Cos'è peggio?

Doveva pensarci, che la salute viene prima del lavoro, ma molto prima.


Riguardo l'op, dico più o meno quello che ha detto Shiver. Ne ho viste anch'io, persone che gongolavano di andare in Kosovo, ecc. dicendo nient'altro che "così mi faccio la casa nuova subito". I giornali hanno scritto "eroi". Gli eroi non esistono. Nessuno si arruola per amor di patria, salvo rarissime eccezioni, vale a dire soggetti che davvero ci credono e che per ironia della sorte sono i primi a finir male... succede così anche da noi. Gli eroi oramai si trovano solo in edicola.

E se gli italiani spegnessero quella cazzo di tv e cominciassero ad accendere la testa, si risparmierebbero molte idiozie multimediali.

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Cara Carma, hai perfettamente ragione riguardo a ciò che dici del comportamento di questa madre.
Ma forse avrei dovuto fare delle precisazioni che in ultimo avevo deciso di non fare.
Purtroppo non stiamo parlando di una donna particolarmente acuta; persona dolcissima, amorevole ma non proprio un'aquila, e oltretutto proveniente da un contesto familiare difficile. Se a ciò aggiungi che è l'unica a provvedere al sostentamento della propria famiglia da quando è rimasta incinta a 23 anni (il marito è un bambinone viziato che non lavora perchè secondo lui "la gente non è seria") comprensivo di affitto di uno pseudo-appartamento striminzito... capirai che il quadro è completo. Sono quelle situazioni di disagio non eclatanti ai massimi livelli, e quindi abbandonate a se stesse. Ma gravi, molto gravi.

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